giovedì 19 settembre 2013

Plaquette virtuale n. 3. UT Il Suono e gli "Spaghi rossi" di Francesco Del Zompo


Spaghi rossi 

Pietro passava una buon’ora a preparare Mario per l’uscita delle cinque.

Questo d’estate, d’inverno anticipavano almeno di una partita di calcio, data la prontezza del sole a voltare in cantina. La cecità piombata d’un botto consentiva a Pietro solo incerti movimenti domestici, e fuori diventava come un uccellino spaurito sotto un temporale.
Ven‘ amic‘, fidat‘ d‘ mm”, disse Pietro al suo compagno di vita con voce gutturale. Mario annuì. Aveva capito e, spediti come lumache, iniziarono ad avanzare sulla fascia di strada protetta dal traffico. Passeggiavano spesso insieme lungo il viale alberato del centro cittadino, fino ad arrivare al bar ‘benedetto’, quello che accoglieva ogni sorta di clientela: dal pensionato al giovane squattrinato che riusciva a tenere compagnia a un bicchiere vuoto per quasi tutto il pomeriggio, revisionando il fondo schiena di ogni lady che passava. La domenica mattina Duetto, il bar, era il consueto punto di ritrovo degli anziani marinai che, affrancandosi con una coppa di vino, si srotolavano storie sempre uguali, o almeno a me apparivano tali per la mia congenita, scarsa attenzione.
Ogg‘ però c‘ sntamo una bella muschett‘ prm‘ d‘ uscrr. Ch n‘ dc di Bn...? Mario, questa volta, si fece capire a malapena da Pietro, perché gli era troppo difficile articolare quella frase, data l’afasia, conseguenza dell’ictus di anni prima. Ma fa niente, si prese il disco giusto e lo mise sul piatto a girare. Che bello sarebbe stato averli visti davvero, anche per me, così poco incline all’eccitazione. L’opera, la loro passione, era “Una furtiva lagrima” cantata da Beniamino Gigli, che li fece tornare per un attimo acerbi, quando insieme cantavano tra gonne e brache familiari ma attentissime alla minima stonatura. Godevano delicatamente di quelle melodie. Parole intense di bellezza e d’amore struggente, che solo loro riuscivano a rivivere nella franchezza dei sentimenti. L’età non conta di fronte alle emozioni, quando le si riesce a provare ancora. Sentire, ascoltare, gioire delle loro palpitazioni insieme alla musica è come vedersi e flirtare con cento amanti e forse più. La musica li fondeva come in un fuoco magmatico per poi danzare sugli spaghi rossi del metallo incandescente dell’anima. Mario, più di Pietro, riusciva a concentrarsi sulle onde della musica veleggiandoci sopra come un clipper di comprovata navigazione, muovendo la testa al ritmo flessuoso del mare. L’altro ne coglieva le assonanze con luoghi più domestici, ricercando nel suono le tonalità più calde come la sua terra d’origine, dove il verde si coniuga armoniosamente al giallo oro delle spighe adulte.
Amico mio, che peccato sarebbe non poter ascoltare neanche il soffiare del vento d’inverno, la frotta di rondini al primo sole o la voce del nostro Beniamino”. Pietro fece un cenno del capo ringraziando la fortuna per entrambi.

Francesco Del Zompo

Francesco Del Zompo, accesosi un dì a Sben, spera tanto, di spegnersi altrove. La grafica, la comunicazione, il design, l’editoria d’arte sono campi in cui ama applicarsi. Tra essi sogna ancora di trovare quello giusto. Nel frattempo...


Oggetto pensante n. 37 “Spaghi rossi”
per UT Il suono, luglio 2013.
Materiali vari

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